Vivere sull’Appenino Ligure. Il mio rifugio

Perché ho deciso di venire a vivere sull’Appennino Ligure

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Vivere sull’Appennino ligure – Zingaro di Macondo –

Al momento vivo dentro un bosco di faggi e nemmeno Google Maps sa dove mi trovo.

Silenzio, solitudine, tempo e leggerezza: parole e concetti che nascondono insidie e profonde possibilità.

Prima di venire a vivere sull’appennino lig ure

Il 10 febbraio del 2020 partivo per San Pietroburgo.

Avevo appena perso il lavoro e il mio cane nero, la depressione, era tornato con prepotenza a farmi visita. Come sempre in quei casi avevo sentito la drammatic urgenza di rivolgermi alla strada: l’idea era di compiere il mio secondo giro del mondo.

Avevo programmato solo la Transiberiana, dopo di che mi sarei fatto guidare dall’intuito e da tutto ciò che il caso mi avrebbe messo di fronte. Come sempre volevo che fosse la strada a condurmi; non il contrario.

La prima settimana mi è servita per rallentare i pensieri caldi, per passeggiare e per raffreddare tutte le brutture mentali accumulate in anni di colleghi vuoti e debolissimi.

Il gelido vento russo di febbraio è qualcosa che ti sveglia, in un modo o nell’altro.

Pian piano ho dimenticato i miei falsi problemi e mi sono sentito sempre più tranquillo; le immense, spaziosissime sale dell’Ermitage sembravano essere lì solo per consentirmi un dialogo con la sensibilità del mondo intero; guardando il bellissimo Neva ghiacciato ho fatto quel poco di meditazione che ho imparato, ho tumulato i pensieri negativi sotto la coltre del ghiaccio spesso come lapidi definitive.

Poi man mano che mi addentravo all’interno della Siberia, le notizie si facevano sempre più sconfortanti: una pandemia stava sconvolgendo le vite, i sogni, il presente e le speranze delle persone.

E io ero (sono) una persona esattamente come le altre. I miei demoni interiori si sono riaccesi definitivamente quando, al confine con la Mongolia, sono stato respinto per motivi sanitari.

“You come back in Italy”. Così mi ha detto il doganiere dopo essersi interfacciato con la Farnesina. Lui sorrideva gentile mentre io tornavo a perdermi nei miei meandri interiori.

Avevo un appuntamento a Ulan Bator con la mia guida, una di quelle amicizie che vanno oltre al numero di volte che ci si vede. Uugantuya mi avrebbe condotto per 20 giorni nel cuore di un paese finalmente lontano e diverso; avevo sognato tende e aquile, freddo e paesaggi da fiaba, avevo sperato di perdermi nelle gigantesche pianure con il cellulare irraggiungibile.

Il messaggio che mandai quella sera (“Amica mia, non mi fanno passare, devo tornare a casa”), segnò il mio ritorno definitivo alla depressione.

Solo chi ha avuto a che fare con la depressione sa di cosa parlo: per ripiombare nella zona oscura basta un niente: una frase, uno stop, un diniego, uno sguardo un po’ storto.

Celine amava ripetere che non c’è peggior dittatore della nostra mente; puoi essere libero di andare dove ti pare, avere fama e onore, ma se la testa gira dove vuole, il resto non conta. Se il cervello ti obbliga a brutti pensieri hai delle catene gigantesche che ti avvolgono l’anima.

Dopo 40 giorni chiuso in un appartamento nella periferia di Vladivostok, la Farnesina mi ha fatto rientrare assieme ad altri connazionali sparsi per la gigantesca Russia.

E adesso sono qui: da quasi un anno vivo sull’Appennino Parmense.

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Bardi con il suo meraviglioso castello – Zingaro di Macondo –

La mia vita sull’appennino ligure

Qui ho ritrovato serenità e persino una buona dose di felicità.

Ma ci è voluto tempo.

La mia è un’anima fragile: sensibile se vogliamo definirla con parole buone, debole se vogliamo essere duri.

La casa è completamente in sasso e i muri sono spessi una trentina di centimetri.

Il clima è ottimo sia d’inverno che d’estate: l’aria secca dell’Appennino Ligure è decisamente diversa rispetto a quella umida della Pianura Padana alla quale non mi sono mai abituato.

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Nuova disciplina olimpica: sollevamento zucca! – Zingaro di Macondo –

Di giorno taglio la legna e mi occupo dell‘orto, lavoro al mio blog e leggo.

Di notte una volpe viene a trovarmi; mi dedico a lei, al silenzio e alla stelle.

Il mio cane, Fred, è abituato a vedermi sparire e riapparire di continuo. Penso che ritenga la compagnia dei “nonni” migliore della mia: a volte mi guarda e sembra chiedersi se ho deciso di farmi una casa, di placare la mia ansia di conoscenza diretta, se ho smesso di farmi stupide domande.

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Io e Fred in passeggiata – Zingaro di Macondo –

Ad agosto Fred ha avuto un tumore al cervello.

D’improvviso aveva smesso di muoversi. Analisi su analisi e il responso maledetto.

L’ho fatto operare in una delle cliniche migliori d’Europa e, dopo una serie di radioterapie, possiamo finalmente dirci guariti.

Come sono guarito dalla depressione

Non sono di quelli che ce l’ha con l’umanità intera.

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Vivere sull’Appennino Ligure – Zingaro di Macondo –

L’umanità è fatta di individui e con la maggior parte di loro non ho alcun problema.

Non ho deciso di isolarmi perché mi stanno tutti sullo stomaco. Anzi, la mia Panda mi conduce spesso in città; le cene con i miei vecchi amici sono cose a cui non voglio e non posso rinunciare.

Ho selezionato un po’, questo sì: con l’età credo che sia fisiologico non affidarsi più a qualsiasi essere vivente con due braccia e due gambe. Ma si chiama esperienza, non penso sia questione di carattere.

Ho la televisione e mi piace guardare le partite di calcio. Non mi sento affatto benedetto da una specie di conoscenza profonda o spiritualmente elevato; non parlo con gli Angeli e nemmeno con le piante, anche se con il mio cane, devo dire la verità, a volte sì, a volte ci parlo.

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Vivere sull Appennino Ligure – Zingaro di Macondo –

La mia scelta ha motivazioni molto semplici: adoro il contatto con la natura, sentire i lupi di notte è il mio conforto prima del sonno e non c’è nulla che mi allontani dalla depressione quanto il rumore della legna che brucia nel camino.

Svegliarmi al mattino e vedere prati, alberi e distese infinite di boschi mi fa sentire bene. Tutto qui. Non ci sono spiegazioni metafisiche o talmente profonde che solo io posso comprenderle.

Amo il silenzio come nessun’altra cosa al mondo e, sì questa cosa devo dirla, la maggior parte delle cose che mi vengono dette dalle persone per me sono rumore. Ma anch’io sono spesso fastidioso per il prossimo, non è affatto una cosa a senso unico.

Ora che, per fortuna, ho perso il mio banalissimo lavoro di ufficio e così sono libero di scegliere le parole che preferisco: quando dipendi da un’azienda devi sempre stare attento con la sincerità.

Ora sono in pace, in primis con il mondo, subito dopo con me stesso. Se qualcuno mi chiama e non voglio rispondere, semplicemente non rispondo. Se non voglio vedere qualcuno, non lo vedo. E via di seguito.

Questa totale libertà mi ha svincolato dalle terribili catene mentali frutto dei doppi o tripli giochi della vita professionale.

Lupi, cinghiali, volpi, il mio cane, i miei amici veri mi vogliono bene per ciò che sono e quando interagisco con loro sto alla grande; non ci sono affari sporchi o bugie da celare.

La mia amica in appennino

Una volpe viene a trovarmi tutte le notti. Anche lei ha deciso di vivere sull’Appennino Ligure.

Credo che abbia una specie di orologio al polso: si fa vedere regolarmente tra mezzanotte e mezzanotte e un quarto. Se una notte dovesse ritardare anche solo di cinque minuti mi farebbe preoccupare.

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Vivere sull Appennino Ligure – Zingaro di Macondo –

Ha una coda e due orecchie lunghe da far morir dal ridere, decisamente sproporzionate rispetto al resto del corpo, ed è meravigliosamente furba.

Si avvicina, ma non si fa mai toccare.

Io le parlo dei miei problemi, dei miei sogni, della mia vita e lei mi ascolta con la testa di lato. E anche lei mi dice delle cose: mi parla della sua vita nei boschi, dei suoi problemi, dei suoi sogni…

Poi, d’improvviso, si lancia nel fitto del bosco, ma prima di fondersi nella notte si volta sempre un’ultima volta.

Mi promette attraverso il silenzio che tornerà, come io, prima o poi, tornerò nel mondo.

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