Vientiane; tradizione asiatica d’altri tempi
Viaggio in sud est asiatico; alla ricerca della felicità. Vientiane tradizione asiatica; terzo episodio.
Qui di seguito trovi i primi due episodi:
Prendo un tuk tuk piuttosto scassato e chiedo all’autista di fare un giro a casaccio.
Sorride e non pare chiedersi nulla di troppo importante: ha un paio di baffi piuttosto ben curati che gli danno un’aria sbarazzina, seria, divertente e vagamente saggia.
E poi il suo enorme sorriso che è parte di quella bellezza che vado cercando nel mondo, una bellezza che voglio ritrovare nella natura, nell’arte e nei volti, una bellezza che spero possa salvarmi travolto come sono da eccessi di ipocrisie dettate dal potere, dal denaro e da tutte le cose che in tanti, troppi anni, ha colmato la mia mente di roba tossica.
Cerco nei sorrisi e nei giri a caso di piccole città sperdute la libertà e la terapia alla mia depressione. C’è poco da girarci attorno.
“Di qua”. Gli dico. Poi dopo poco “di là”.
“Ma di là non c’è niente”.
“Appunto”.
Anam, la ricerca del senza nome. Vientiane tradizione asiatica
In punto di morte Tiziano Terzani disse di voler diventare…niente.
Dopo una vita spesa a farsi chiamare “dottore”, “giornalista”, dopo anni appesantiti da etichette e mestieri, adesso sperava solo di involversi in un “senza nome”, un dimenticato, un lontano, una persona come tante senza più pesi e senza più responsabilità, senza aspettative e senza quegli eccessi dettati dalla vita moderna.
Quando ci si allegerisce dai pesi e dalle responsabilità, c’è poco da dire, il cuore diventa leggero come una piuma.

Viaggio in sud est asiatico. Sei mesi alla ricerca della felicità – Zingaro di Macondo –
Passiamo la vita a cercare mestieri e a sperare di essere riconosciuti per ciò che facciamo nel nostro tempo non libero, chiamando tempo libero le poche ore che ci passano accanto come vera vita.
Per questo dico al mio autista di andare lontano dalla città, di guidare a caso, di allontanarsi dal centro e dai monasteri, dalla gente e dai loro occhi, anche se qui tutti gli occhi sorridono, perché sono consapevole che più mi allontano dalle cose importanti, serie, fatte dagli uomini pensando a Dio e alla Misericordia, più sarò vicino al vero me stesso.
Devo assolutamente sostituire tutta questa sovrastruttura con il famoso qui e ora.
Le strade della capitale. Vientiane tradizione asiatica
Le strade di Vientiane sono a tratti asfaltate, a tratti poco, a tratti per niente. Strade piene di buche seguite da lingue di cemento che non danno tregua alle malconce sospensioni del tuk tuk.
La modernità sembra voler entrare a Vientiane, ma Vientiane pare non volerne sapere, non per il momento per lo meno.
La cena a Vientiane
Il mio amico autista mi lascia in pieno centro proprio nel momento in cui il tramonto tinge di un rosso mai visto le case basse e timide, i volti sereni e le allegre bancarelle colme di oggetti che non comprerei neanche sotto tortura.
Un enorme banco pieno di cibo si stende lungo la via principale della città, Avenue Lane Xang.
Decido di mettermi in fila per due motivi: primo perché mi pare un’esperienza interessante, di quelle che racconterò agli amici fino a farli svenire, e secondo perché ho una fame terribile di due giorni spesi a guardare e camminare e parlare senza fermarmi dalla gioia e dalla passione di questa nuova vita che mi esplode dentro come un cannone.
La fila è presto terminata e avanzando col mio piatto guardo la persona davanti a me per capire come muovermi.
Ma pure lui è in difficoltà – viene dalla lontana Francia – e pure lui osserva i gesti di quello alla sua sinistra. Attraverso queste informazioni traslate arrivo a capire che devo riempire il piatto di ciò che voglio, verdure di ogni tipo e presentate ad ogni modo, carne di pollo e tacchino e salse, intigoli, uova fritte e uova sode.
Sono libero di quella libertà che da noi fa spesso diventare bestie arroganti e senza freno, come se il cibo fosse in Occidente un problema e non un’opportunità di conoscenza.
(Una volta, in Italia, ho visto due anziani venire alle mani per un piatto di patatine fritte).

Viaggio in sud est asiatico. Sei mesi alla ricerca della felicità – Zingaro di Macondo –
Poi si dà il piatto al cuoco che non fa altro che mescolare il tutto e friggerlo.
Si rivelerà il pasto migliore che abbia mai fatto, e non scherzo, non scherzo per niente.
Dunque; dopo aver girato a caso, ho mangiato affidandomi ancora al caso e lui, il caso, ha deciso di essere dalla mia parte.
In realtà, ma lo capirò solo i giorni successivi, qualsiasi cosa tu decida di mettere nel piatto, viene fuori qualcosa di sublime, forse perché bisogna smettere di pensare, di ragionare, di accostare e di parlare e quello che bisogna fare per davvero è lasciare le cose alla fortuna, al caso, alla natura.
Sono felice come non mai.
Ti giuro su questo denso tramonto che mi colora la faccia come sangue di essere umano che sento di diventare finalmente quel vero me stesso affondato da troppi colpi che mi davano il mio lavoro, la mia vita.
Continua con…