Destinazione laos
Viaggio in Laos; l’Oriente rimasto Oriente.
Sono stato in Laos una sola volta: dal 22 dicembre 2015 al 24 gennaio 2016.
Il 14 gennaio avrei compiuto 40 anni, una data simbolica che in realtà cambia poco nella vita di un essere umano, ma che comunque volevo festeggiare con un viaggio unico.
Perché ho deciso di andare in Laos
Perché ho deciso di tagliare il traguardo dei 40 anni proprio in Laos?
Anzitutto perché non c’ero mai stato.
In secondo luogo perché questo paese, la cui cultura è rimasta fortemente ancorata alle proprie tradizioni, da sempre esercitava sul sottoscritto un forte senso di attrazione.
Mi ero ripromesso che in un modo o nell’altro avrei festeggiato i miei 40 anni sul Mekong.
Stavo attraversando un altro dei miei momenti di down: troppe cose nella mia vita non quadravano, troppe erano le domande e poche le risposte.
Mi ero adagiato nella classica situazione di comfort zone che logora la mente.
Il lavoro che avevo non mi dava alcuna soddisfazione, mi svegliavo ogni mattina con il peso di una vita inutile lottando per arrivare a sera senza impazzire.
Ancora una volta avevo bisogno della mia personale medicina e questa volta la strada mi avrebbe portato a viaggiare in Laos a bordo di una lenta e fumosa motocicletta.
Sinceramente non sapevo cos’avrei ricavato da quest’esperienza.
Troppe volte ero rimasto deluso da quelle destinazioni vagheggiate come il rifugio perfetto dell’anima.
Non potevo sapere se anche il Laos mi avrebbe deluso così come, ad esempio, l’India del Nord aveva fatto in passato.
Sapevo che il Laos era uno degli ultimi lembi intatti del nostro pianeta; su questo non avevo dubbi.
Sapevo che, anche per la politica autarchica portata avanti dal paese, il Laos era fuori da quella amalgama globale che rende identiche la maggior parte delle esperienze di viaggio: in Texas come ad Amsterdam, a Buenos Aires come a Bangkok, come se il mondo fosse un posto da appiattire con un ferro da stiro.
Come facevo a sapere se il Laos avrebbe risolto qualche fardello della mia anima?
Avevo bisogno di ritrovare quella lente speciale che altrove la Strada mi aveva già regalato; una lente che fa considerare le cose della vita da una prospettiva un po’ diversa.
La Strada mi ha fatto spesso rinascere, ma a volte mi ha anche deluso: spessp mi ero trovato a fare, pensare e discutere delle stesse cose che avevo lasciato a casa.
Viaggio in Laos. Il Laos alla resa dei conti
Il Laos si è rivelato un paese profondamente diverso.
Ho trovato un po’ di quello spirito orientale, decisamente mistico, che Hermann Hesse prima e Pasolini poi, avevano cercato in India molti anni prima.

Viaggio in Laos – Zingaro di Macondo –
Non sono così sfrontato da giudicare i modi di vivere delle persone. Non vado mai alla ricerca dell’esotico con l’idea di trovare qualcosa di meglio in assoluto.
Solo che a volte mi stanco, a volte ho bisogno di cose diverse giusto per cambiare aria, per cambiare angolatura e prospettiva.
É quasi una necessità fisiologica dettata dall’insaziabile volontà di conoscenza diretta.
Non ho idea se si viva meglio in Sud Est Asiatico o in Europa, so solo che l’Oriente mi chiama a se come una calamita farebbe con un pezzo di ferro. E non posso resistergli.
In Laos ho trovato quello che cercavo.

Viaggio in Laos – Zingaro di Macondo –
E l’ho trovato in un modo così assoluto che sto seriamente valutando la possibilità di non tornarci mai più.
Ho nella testa una sorta di ricordo perfetto che non mi va di macchiare in nessun modo.
Buffi personaggi, sorrisi, amorevoli maestri di strada, contrade deserte fatte di case rosse, frotte di bambini curiosi e, soprattutto, dolcezza in quantità illimitata.
Come quella volta che mi sono fermato a bere una birra fresca con la volontà di schiacciare un pisolino sotto una pianta, e due professori in pausa pranzo mi hanno avvicinato dicendomi che ero sicuramente “intelligente”.
Che cosa strana!
Parlavano un inglese piuttosto fluente e mi dissero che avevo lo sguardo del pensatore. Poi se ne andarono come se nulla fosse.
Quando mi alzai per andare sotto la pianta, la signora del negozio mi allungò un’altra birra dicendo che era stata offerta dai due professori. Sulla bottiglia c’era un pezzo di carta attaccato con del nastro adesivo con una scritta.
Siamo sicuri che troverai quello che cercherai! Benvenuto in Laos!
Il Laos e la sfortuna
Nonostante in Laos tre quarti della popolazione viva con meno di due dollari al giorno, per le statistiche ufficiali non è uno dei paesi più poveri al mondo.
Ce ne sono un centinaio messi peggio: sarebbe uno spunto di conversazione piuttosto interessante con coloro che ritengono che il “progresso” abbia portato ricchezza ovunque nel mondo.
E’ un popolo storicamente sfortunato, in perenne guerra con i vicini; cinesi e siamesi tanto per citarne alcuni del passato.
E poi gli statunitensi, nemici del Laos senza che il Laos ne fosse stato informato.
E’ stato colonia francese per buona parte del XX secolo e si è trovato nel mezzo del conflitto che nel dopoguerra ha coinvolto tutta l’Indocina.
Non ricordo più gli impressionanti numeri relativi al tonnellaggio di esplosivi buttati alla rinfusa su campagne e città, ma so che ha il triste primato di paese più bombardato della storia.
Nel più ampio scenario della guerra fredda, gli americani volevano fiaccare la popolazione affinché si rivoltasse contro il governo comunista.
Gli è andata decisamente male: ancora oggi il Laos è governato da un partito di sinistra tra i più corrotti al mondo.

Viaggio in Laos – Zingaro di Macondo –
Il Tak Bat. Viaggio in Laos
Il Laos è un paese estremamente religioso a forte prevalenza buddista.
Per fortuna il governo non persegue nessuna religione, forse perché sa che se lo facesse segnerebbe automaticamente la propria fine. I laotiani, infatti, sono un popolo con la pace cucita nel cuore, ma sono altrettanto legati alle loro tradizioni.
Una delle esperienze più interessanti è quella del Tak Bat, uno splendido cerimoniale di offerte ai monaci.
Ogni alba, a Luang Prabang, succede una cosa meravigliosa: una fila interminabile di monaci scende dalle colline e attraversa le vie centrali della città per fare l’elemosina. Migliaia di fedeli si inginocchiano ai margini delle strade e riempie le loro ciotole: riso, fiori, soldi, pane.
Io credo che il rito del Tak Bat sia la tradizione più originale di tutto l’Oriente, una tradizione millenaria che noi non riusciamo a comprendere: nel nostro modo di vedere le cose, chi fa l’elemosina è una sorta di lazzarone che non ha voglia di lavorare, qui in Laos significa pagare un debito con il pensiero universale.
I monaci, infatti, pensano.
Vorrei dire che i monaci lavorano pure, e lavorano duro: fanno i muratori, gli idraulici, gli elettricisti e sistemano le cose dei loro monasteri in totale autonomia.
A Luang Prabang ti imbatterai di certo in qualche monaco intento a sistemare un tubo che perde o a tappare con il cemento qualche falla.
Ma più che altro pensano.
Riflettono sull’umanità e sui destini dell’uomo, sui nostri tempi e sul concetto di pace, sull’amore e l’indifferenza, sull’universo e su Dio.
E nella tradizione buddista questi pensieri universali riverberano la loro forza e la loro potenza sull’intero genere umano tanto che, attraverso la pratica del Tak Bat, i laotiani ringraziano la forza della mente spirituale.