Marocco, il deserto è dei berberi

Marocco il deserto.

Quando Azuz mi lascia a fianco di una famiglia di berberi è già tutto deciso: siamo nel 2016 e persino chi sta in mezzo al deserto ha un cellulare.

Non è scritto in nessun registro notarile, ma in Marocco il deserto è dei berberi.

erfoud, merzouga. Il marocco e il deserto dei berberi

Ho conosciuto Azuz a Erfoud, una cittadina di 20.000 abitanti appena; da lì mi ha portato a Merzouga con la sua jeep. Merzouga è un’oasi piena di berberi, turisti, tende e cammelli.

Azuz mi ha fatto scendere in questo paesotto strano, un paesotto fatto di tende e qualche costruzione dall’aspetto instabile, ovunque circondato da un rosso ocra abbagliante, un rosso affinato dal sole che cade dritto, senza nessuna pietà, su cose e persone e animali.

marocco il deserto è dei berberi zingaro di macondo

Marocco: il deserto è dei berberi.

Merzouga è un’oasi che ha ceduto la sua funzione di snodo carovaniero, con quello più remunerativo di “snodo turistico”. 

Da una tenda nera esce un ragazzo bruno come la sabbia del mare e subito fa’ un cenno di intesa con Azuz.

Indossa una maglietta del Barcellona e dal suo grosso sorriso manca un incisivo. Il suo abbraccio sa di caldo e contatto umano piuttosto sincero.

“Ti porterà lui” mi dice Azuz. 

Azuz mi spiega che il ragazzo deve prima portare dieci turisti e mi indica un gruppo di persone, ciascuna con macchina fotografica al collo e turbante in testa. Il ragazzo berbero, però, non ce l’ha il turbante in testa.

Ogni straniero che vedo aggirarsi, goffo tra le mura incerte di Merzouga, ha il suo.

turbanti e tempeste di sabbia.

“Perché tu non hai il turbante?”

Faccio a Leonard il gesto di chi si arrotola una cosa sopra la testa, anche perché la parola “turbante” che dico in inglese chissà cosa significa veramente.

Il ragazzo si fa chiamare così, Leonard, perché Messi è il più forte calciatore di tutti i tempi, così mi ha detto lui ridendo con un dente in meno. E poi mi ha abbracciato nuovamente.

il deserto del sahara zingaro di macondo

Marocco: il deserto è dei berberi – Zingaro di Macondo –

Leo è uno che se la cava, in fatto di abbracci e sorrisi.

Chissà se i suoi modi sono sinceri, il calore del deserto e l’odore dell’amicizia sono cose che non dovrebbero essere barattate con il denaro. Ma vai a sapere come stanno le cose veramente.

Leo mi si avvicina all’orecchio e mi dice il segreto del turbante.

In questo periodo il turbante non serve, sussurra. Ad Agosto non ci sono tempeste di sabbia. Le vendiamo ai turisti per fare un po’ di soldi, ma non c’è niente di male, vero my friend?

Leo mi indica la porta aperta di un tendone all’interno del quale sono esposti diversi turbanti, turbanti di ogni tipo, gialli, neri, bianchi, lunghi, corti, stretti e larghi, ognuno con tanto di cartellino con i prezzi.

Il prezzo include il “montaggio” in testa, mi dice Azuz.

Assolutamente niente di male, Leo. Personalmente non ci trovo niente di male.

Tira un sospiro di sollievo. Era rimasto in attesa con la bocca spalancata.

Non sono l’uomo bianco che deve giudicare le mosse dell’uomo nero, amico mio, quello che penso io per te non deve aver nessun valore, secondo me.

safari deserto sahara zingaro di macondo

Marocco: il deserto è dei berberi – Zingaro di Macondo –

Stavolta la sua faccia si riempie di un sorriso nuovo, un sorriso grande come la luna del deserto, quasi mi dà l’impressione che non abbia mai sorriso a quel modo in tutta la sua vita.

Il mercato gioca sull’inganno, Leo; se criticassi il tuo modo di fare soldi non sarei sincero, anzitutto verso me stesso e verso il mio modo di vivere.

Penso alle pubblicità di lavastoviglie, computer e cellulari. Tutta roba che non serve più a nessuno, le nostre case sono piene di oggetti di ogni tipo, ma continuiamo a spendere soldi perché qualcuno ci fa credere che quella roba ci preservi dalla noia, dalla tristezza, dalle nostre vite di sacrifici assurdi.

Ecco, in questo momento mi sto convincendo che il tuo turbante serva per le tempeste di sabbia. Se così hai deciso tu, allora così sarà.

Anzi, stanotte verrà la più grande tempesta di sabbia di tutti i tempi, talmente grande che dovranno riscrivere la Bibbia per descriverla a dovere.

Non cambia niente, Leo, è la legge del mercato, qui da te, come là da noi: non è importante ciò che serve, l’importante è la percezione.

Sai quante volte sono stato fregato, io, con ‘sta storia del credere alle “nostre” tempeste di sabbia?

Le nostre tempeste di sabbia sono le malattie immaginarie che ci fanno spendere mezzo stipendio in inutili medicine, gli abbonamenti in palestra quando basterebbe mangiare meno, le luci in ogni stanza quando ne basterebbero la metà.

Quante volte, poi, ho ingannato, io stesso, il prossimo. Quante volte ho detto mentendo sapendo di mentire, che potevo essere il giusto riparo a tutte le tempeste di tutta la sabbia di tutti i deserti del mondo.

Tu non sai quante volte, Leo.

In questo modo si ingannano le donne per una notte, i lupi uccidono le prede con la falsità della loro assenza, gli assicuratori assicurano il nulla.

Il mondo è un brutto posto e la natura non è fatta di cuccioli e fiorellini che sbocciano, la natura è crudele, assettata di sangue, e i tuoi piccoli inganni fatti con un sorriso senza dente, sono davvero il minore dei mali.

dammi un turbante, amico mio. il marocco e il deserto dei berberi

Anzi, sai che faccio, Leo? Dammi un turbante, amico mio.

Ma fammelo pagare caro, mi raccomando.

ragazzo berbero zingaro di macondo

Marocco: il deserto è dei berberi.

Ridiamo tutti e tre come pazzi e Leo mi porge il più brutto tra i turbanti di tutto l’universo, ma siccome è arancione, il mio colore preferito, lo accetto. Me lo faccio avvolgere tra risate sputtazzanti e frasi in arabo che i due si scambiamo alle mie spalle, o forse, chissà, alla mia salute.

Leo mi dice per tre o quattro volte di fila, “stai attento alle tempeste di sabbia!” e ridiamo tutti fin quasi a soffocare.

Entra una signora dall’aspetto nordico e io dico a voce alta “La tempesta di sabbia di ieri notte è stata davvero incredibile!” e la signora compra quattro turbanti di diverse dimensioni e colore e stoffe.

Quando esce noi continuiamo a ridere come pazzi, ma non della signora, piuttosto con la signora. Ridiamo e questa è una gran bella giornata, una giornata di pacche sulle spalle e nuovi amici marocchini.

Mentre mi avvolge il capo col mio brutto turbante, gli dico:

“Però Leo, con te non ci vengo nel deserto. Non voglio andare là dove porti tutti, dove i nomadi sono abituati a trattare i turisti come un cassiere a scorrere i prodotti sul nastro”.

Cerca di capirmi, amico mio. E dammi un altro turbante, per la più grande tempesta di sabbia del secolo prevista per questa notte.

Voglio andare dove non è andato nessuno, anche se questo dovesse significare dormire da solo in mezzo al deserto. La tenda ce l’ho. É nella jeep di Azuz.

Portatemi nel deserto e lasciatemi là. Ho l’acqua e il pane e alcune scatolette di cibo schifoso. Non morirò, al meno che non mi veniate più a prendere ovviamente.

Leonard si cambia qualche altra parola con Azuz, ma stavolta le loro frasi suonano serie e sincere.

Ok, un po’ sono preoccupato che per davvero mi lascino morire nel deserto o che vogliano fregarmi in qualche modo. 

“Turista muore di sete abbandonato del deserto”. Tg5 della sera.

“Che coglione…”. Dice l’uomo mentre mangia la minestra davanti alla tv.

Pubblicità e addio al turista coglione.

Ci sta tutto. Forse sono le classiche cose da non fare, ma le classiche cose da non fare a volte sono le più interessanti.

marocco il deserto è dei berberi zingaro di macondo

Marocco: il deserto è dei berberi – Zingaro di Macondo –

Ok, mi dicono i due.

E allora andiamo e, se sarà l’ultima notte della mia vita, vorrà dire che le immense stelle del deserto mi seguiranno nella morte.

verso la notte perfetta

Ti porterà Azuz, proprio in mezzo al deserto, proprio dove non c’è nessuno, ti lascerà con la tua tenda e domani mattina ti verrà a prendere di buon ora.

Prima di ripartire con Azuz, con Azuz e la sua jeep, Leonard mi si avvicina a un centimetro dalla faccia. Il suo alito sa di tabacco e caffè.

“Grazie”, mi dice commosso. Non sorride, è commosso, ma commosso veramente. “Grazie per i soldi e grazie perché desideri vedere il mio deserto, quello vero”. Si porta una mano sul cuore e si inchina. 

Volevo dire che ho scoperto che Leonard, o come diavolo si chiama, sorride sempre, a prescindere dal denaro.

Durante il tragitto Azuz chiama qualcuno con il cellulare, proprio nell’esatto momento in cui svoltiamo dietro una duna, abbandonando alla loro direzione la scia di dieci cammelli con in groppa dieci turisti con dieci turbanti e dieci macchine fotografiche.

marocco il deserto è dei berberi

Marocco: il deserto è dei berberi. – Zingaro di Macondo –

Il sole viene coperto dalla duna alla nostra sinistra, un gigantesco muro di sabbia nera, e d’improvviso tutto si spegne.

Poi usciamo dalla zona d’ombra e veniamo colpiti da una luce sfavillante. Sfavilla ovunque, la luce, sulla sabbia rossa come terracotta, sfavilla ovunque attorno a noi, sul cofano della jeep e sullo specchietto retrovisore. Una luce dell’altro mondo, ti giuro.

Azuz mi dice che non mi lascerà proprio solo solo. Mi porterà da alcuni suoi amici berberi che gli hanno appena dato il diritto, in mia vece, di campeggiare al loro fianco.

Perché, qui in Marocco, il deserto è dei nomadi.

logo zingaro di macondo