Il lago di Puskar e “la ricerca di me stesso”

Il lago di Puskar, Rajasthan.Gabriel Tibaldi

Al termine di un mese passato a vagabondare nel Nord del paese ero arrivato, un po’ per caso, a Puskar, una piccola città del Rajasthan con un bel lago venerato dagli induisti.

Solo 28 giorni prima l’aereo mi aveva risputato in una realtà completamente differente dalla mia. Era l’aprile del 2009 ed era la mia prima volta a Calcutta e la mia prima volta in assoluto nell’India del Nord.

Fin da subito Calcutta mi diede l’impressione di una sorta di varco diretto sull’inferno. Altro che “Città della Gioia“.

Fuori dall’aeroporto internazionale alcuni bambini vestiti di stracci, rinsecchiti come alberi sradicati, mi avevano offerto sporche tazze di chai. I miei rifiuti avevano sortito l’effetto di mugugni gutturali, sguardi selvaggi e strattoni violenti.

India del Nord Zingaro di Macondo

Alla ricerca di me stesso a Puskar – Zingaro di Macondo –

Era mezzanotte e questi bambini di cinque, sei anni si stavano contendendo la mia persona manco fossi stato il Papa.

Ai miei continui rifiuti, erano passati all’elemosina diretta, con modi che mi fecero vergognare di provenire dalla parte “giusta” del mondo.

Avevano ragione loro, avrei dovuto spogliarmi: avrei dovuto togliermi i vestiti, lanciare lo zaino in un fosso, regalare tutti i soldi; ma ovviamente non lo feci e quando salii sul taxi, il pugno di un bambino sul vetro mi fece abbassare lo sguardo sul pavimento sgualcito dell’auto.

E poi Varanasi, l’antica Benares, Agra, Nuova Delhi: sporcizia, povertà, randagismo, instabilità, rifiuti, vita oltre i limiti della dignità.

Arrivai in Rajasthan con il ricordo doloroso di due bambine che contendevano l’immondizia a grossi porci, un’immagine indelebile che alle volte ancora sogno di notte

Puskar; il cuscino del viaggiatore

Puskar fu come un morbido cuscino al termine di una lunga, esasperante giornata di lavoro passata a sollevare inutili massi.

Puskar Zingaro di Macondo -

Alla ricerca di me stesso a Puskar – Zingaro di Macondo –

Qui gli ambulanti erano finalmente pacati: potevo ammirare le variopinte decorazioni e le bellissime statue di bronzo senza che nessuno insistesse per l’acquisto. Avevo finalmente trovato un po’ di serenità e mi ripromisi di aprire l’anima a questo contesto così diverso.

Una mattina presto, nella calura di un’alba che non conosceva il refrigerio delle prime ore, abbandonai le mie gambe lasciandole vagare senza una direzione precisa, contento di essere in una piccola cittadina dall’afflato finalmente un po’ mistico.

Bramino indiano Zingaro di Macondo

Alla ricerca di me stesso a Puskar – Zingaro di Macondo –

Dai minareti color argento provenivano le voci urlate dei religiosi, le poche persone in giro trainavano carretti semi vuoti e tutto emanava serenità e vita di un posto finalmente normale.

Mi avvicinai ai ghat del lago.

Fu allora che un omino baffuto, sbucato chissà da dove e con un sorriso esagerato, mi ondeggiò la testa presentandosi come “bramin”.

Mani congiunte, piccolo inchino reciproco e occhi negli occhi.

Mi sono sempre piaciute queste situazioni, questi personaggi che sembrano gli abitanti di Macondo, un paese che non esiste o se esiste si trova chissà dove.

Namaste. Lago di Puskar, aprile 2009

Namaste, amico mio, anche se cerchi solo qualche manciata di monete.

Puskar Zingaro di Macondo

Alla ricerca di me stesso a Puskar – Zingaro di Macondo –

Namaste, che tu sia il benvenuto nella mia vita e che tu possa, questa sera, andare a letto con pensieri buoni.

Namaste ai tuoi baffoni e alla tua faccia da piccolo delinquente.

Tu cerchi soldi attraverso piccoli inganni, da me si cerca potere immenso con truffe all’umanità intera, non vedo perché dovrei scacciarti come una mosca fastidiosa; siamo tutti figli di questo universo un po’ sporco e trasandato.

Alla ricerca di me stesso

Mi chiede se sono alla ricerca di me stesso, gli rispondo di si curioso di vedere cosa succede.

“Seguimi”, lo seguo.

Santone indiano Zingaro di Macondo

Alla ricerca di me stesso a Puskar – Zingaro di Macondo –

Entriamo in un tempio che sorge direttamente sulle sponde del lago, un piccolo tempio con piccole colonne bianche. Dopo quelle del Gange, le acque del lago Puskar sono le più venerate di tutta l’India e, nonostante l’ora, diversi fedeli punteggiano il perimetro del lago muovendosi come formiche operaie.

All’interno dell’edificio il mio bramino mi dice come stanno le cose: se mi sto cercando significa che mi sono perso, e se mi sono perso allora lui sarà il mio pastore.

Mi confessa di avermi visto esattamente 44 giorni fa per le vie di Puskar.

E io che credevo di essere tranquillamente a casa mia!

Bramino Zingaro di Macondo

Alla ricerca di me stesso a Puskar – Zingaro di Macondo –

Ed è da allora che mi sta aspettando. Io che in realtà non sono io.

Credo che a modo suo abbia centrato il problema, in verità sono i mezzi che mi lasciano un po’ perplesso. Ma mi lascio andare al mio buffo nuovo amico, anche perché so di non avere molte alternative.

Non mi va di reagire con la solita presunzione occidentale di sapere quali sono le cose che contano e quali invece no, quali siano le cose da prendere alla leggera, al limite da deridere e quali invece quelle da prendere con serietà.

Tutto è ridicolo e niente è importante: il mio lavoro, la mia persona, l’universo e il jazz si spegneranno un giorno o l’altro, si spegneranno per sempre, e non c’è motivo per non ridere dei potenti o inginnocchiarsi di fronte ai deboli.

Dunque, chi sono io per allontanare una persona inutile dalla mia insignificante vita?

Mi fa fare una serie di preghiere che, a dire il vero, si dilungano un poco, dopodiché usciamo sulle scalinate che danno direttamente sul lago.

Ho pochi soldi, gli dico, poi sorrido. Lui ride grassamente e dice no money, no money, e fa’ il gesto come a dire non ci penso neanche ai soldi.

Il lago Puskar visto da vicino

Visti da lontano i riflessi del lago sono argentei e restituiscono sensazioni di profonda purezza, ma da vicino è tutta un’altra storia.

Scorgo una carcassa di vacca inarcata sopra il ciglio dell’acqua, che a questa distanza è melmosa e odora di zolfo in modo insopportabile.

Il mio bramino mi scarabocchia un terzo occhio in mezzo alla fronte e mi avverte che adesso sono pronto: a breve mi troverò.

Adesso è serio, persino i baffi gli si sono incupiti.

Bramino Zingaro di Macondo

Alla ricerca di me stesso a Puskar – Zingaro di Macondo –

Lo guardo mentre osserva il lago, poi mi indica con un ampio gesto del braccio la distesa melmosa: mi comunica che sono da qualche parte dentro le acque.

Il suo lungo silenzio mi sussurra che devo dirgli dove mi vedo, gli indico allora un punto qualsiasi verso l’orizzonte.

Sostiene che mi devo andare a prendere, nuotare fino a me e abbracciarmi nello spirito.

Osservo nuovamente le dense acque, davvero schifose, quindi mi rendo conto che il punto che ho indicato è troppo lontano.

Mi immergo fino alle ginocchia e gli dico che in realtà mi sono sbagliato, in realtà sono esattamente dove sono adesso.

Devo fare le abluzioni, mi dice, torvo in faccia come se il momento fosse davvero importante. Obbedisco e mi lavo pure la faccia, chiudendo fortissimamente naso e bocca.

Esco, puzzo come una scimmia, e sorrido a quell’uomo che non ha risolto nulla della mia vita, ma che mi ha regalato un giorno diverso, un giorno indimenticabile, uno di quelli da raccontare ad amici e parenti.

Ci abbracciamo a lungo, quindi gli allungo la banconota che lui non rifiuta e mi allontano felice di essermi fatto “imbrogliare”, di essere al mondo, in questo mondo, bello, strano, unico, immensamente diverso dal resto dell’universo

Mi volto per un attimo e lo vedo che mi sorride e mi fa ampi gesti con le braccia ripetendo “namaste, my friend, namaste!” e saltella sul posto come un giocattolo a molla.

Namaste, amico mio!

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