Come superare la depressione attraverso il viaggio

Come superare la depressione?

Non esiste una soluzione universale valida per tutti e in ogni momento della vita, ciò che dobbiamo fare, se colpiti da questa terribile malattia, è confrontarci con il medico di famiglia, il quale ci indirizzerà ai professionisti del settore più adatti al nostro caso.

Nella seconda parte dell’articolo ti racconterò la mia personale esperienza: come il viaggio mi ha aiutato a superare la depressione. Gabriel Tibaldi

Viaggio nella depressione

Si stima che la depressione colpisca circa 400 milioni di persone nel mondo e che ne soffra il 7% degli italiani.

Una piaga planetaria che ancora oggi fatichiamo a comprendere e che probabilmente tendiamo a sottovalutare: se da una parte è difficile quantificare le persone che “stanno male” (chissà quanti piangono nel “chiuso delle loro stanze”), dall’altra è complicato distinguere la depressione dai normali sentimenti erroneamente accostati a questa terribile malattia.

Inizio con il dirti che la depressione non è un sentimento, non è un’emozione, non è un “modo di vivere”; la depressione è una vera malattia mentale molto pericolosa: sono circa 900.000 le persone che ogni anno si suicidano a causa sua.

Tripteraphy Zingaro di Macondo

Nella mia esperienza ho capito che è più semplice dire cosa non è la depressione, piuttosto che darne una definizione convincente in termini positivi.

Qui di seguito ti elenco 4 sentimenti (o stati d’animo) generalmente associati alla depressione che invece non andrebbero confusi:

  • tristezza
  • malinconia
  • insoddisfazione
  • apatia

Non mi stancherò mai di ripeterlo: la depressione è una malattia debilitante e molto pericolosa, e come tale va curata senza il minimo indugio e affidandosi a professionisti del settore.

Non ci sono altre vie di uscita: non affidarti ai rimedi semplicistici che trovi in rete, ma parlane con il tuo medico e chiedi di essere trattato da uno specialista.

La tristezza

La vita è fatta anche di eventi spiacevoli e reagire con tristezza è il modo “normale” che la nostra mente ci mette a disposizione per rimettere “in asse” le nostre condizioni psico fisiche.

Essere tristi per la sconfitta della propria squadra del cuore, è evidente, non ha nulla a che vedere con la depressione, che invece è uno stato mentale assiduo, assilante, perpetuo che può prescindere dal contesto e dagli episodi della vita.

L’insoddisfazione

Anche essere insoddisfatti di una certa situazione, ad esempio lavorativa, è una reazione assolutamente “giusta” del nostro sistema psichico affinché la mente si prepari a fare meglio le prossime volte.

La malinconia

La malinconia, poi, è stata addirittura associata alle tendenze artistiche di ogni epoca e anch’essa non ha nulla a che vedere con la depressione, che al contrario limita l’espressione della propria coscienza fino a ridurre chi ne soffre in uno stato larvale.

L’apatia

Capita di “non avere voglia di fare niente”.

Se la condizione è passeggera può essere dovuta a stanchezza o, molto semplicemente, significa che…sei normale. L’apatia temporanea può essere un rimedio mentale alla frenesia della vita moderna. In fondo anche gli antichi elogiavano l’ozio. I problemi nascono quando l’apatia è una compagna perenne della nostra vita.

La tristezza, la malinconia, le temporanee condizioni di apatia e insoddisfazione non vanno combattutte.

Semmai vanno combattute le cause esterne che, una volta sparite, ristabiliscono la condizione ottimale del nostro umore. Sono stati d’animo legati a ciò che ci succede, non sono malattie mentali. Sarebbe come voler eliminare il dolore corporeo pensando che rappresenti “qualcosa di sbagliato”, quando piuttosto è il campanello di allarme di una situazione esterna al nostro corpo.

Ovviamente anche per la depressione possono esistere cause esterne: il problema è che queste sono molto più articolate e complesse rispetto alla sconfitta estemporanea di una squadra di calcio e per individuarle dovrai affidarti ad uno specialista.

É facile uscire dalla depressione?

Non voglio farti sconti: è difficile, anzi difficilissimo.

Ma ho due buone notizie: la prima è che ce la puoi fare, la seconda è che tutto dipende da te.

Dovrai attraversare un percorso articolato e a tratti molto buio, proprio come Dante ha fatto nella sua Divina Commedia, dovrai indagare il tuo inconscio, la tua anima, la tua vita presente e passata, capire cosa vuoi fare della tua esistenza, dare priorità alla tua felicità anziché a quella degli altri, affrontare i tuoi demoni come un pugile stanco di subire.

E questo è solo un primo elenco di ciò che ti aspetta.

E dovrai farlo con l’aiuto di uno o più specialisti e se non sai a chi rivolgerti, la persona giusta che potrà indirizzarti sarà sempre e soltanto lui: il tuo medico di famiglia.

Cos’è la depressione (non chiamiamola “disturbo”)

Ma allora cos’è la depressione?

Molti la definiscono come un semplice “disturbo” dell’umore.

Personalmente questa definizione non mi piace: sarà perché associo la parola “disturbo” ad un fastidio, come una mosca o una zanzara che ronzano nelle orecchie.

In realtà la depressione non è una mosca che ronza, non è un disturbo, piuttosto si tratta di una bestia famelica assettata della nostra anima e dei nostri pensieri, di una vera e propria malattia che deve essere trattata nei modi più idonei.

In particolare è una malattia debilitante che toglie energie fisiche e mentali e nei casi estremi può ridurre chi ne soffre in stato vegetativo e/o portarlo al suicidio.

Circa una persona su quindici colpita da depressione non curata, muore.

Chi viene colpito. Come superare la depressione

Potenzialmente tutti. Nessuno può dirsi escluso o salvo a priori.

In questo senso la depressione è una malattia democratica che colpisce belli e brutti, ricchi e poveri, giovani e vecchi.

La fascia d’età più soggetta sembra essere quella tra i 25 e i 45 anni, ma non è detto che non arrivi prima o dopo. Le donne sono generalmente più colpite degli uomini e, soprattutto in fase post adolescenziale, hanno circa il doppio delle possibilità di ammalarsi.

Fino a poco fa si credeva che potesse esistere una proporzione inversa tra “benessere materiale” e “depressione”, ma in realtà non esistono statistiche ufficiali che possano confutare questa tesi.

Le due zone più colpite non potrebbero essere più lontane dal punto di vista sociale: l’Occidente e il Sud Est Asiatico.

Depressione e benessere

Non devi pensare di essere destinato alla depressione perché sei nato nel benessere.

Le statistiche non dicono nulla di chiaro; come puoi immaginare è difficile capire quante persone siano realmente depresse, analizzare dati concreti e localizzare i malati in giro per il mondo. Se spesso risulta difficile per noi, pensa quanto poco saranno propense ad aprirsi persone che hanno difficoltà materiali che nemmeno possiamo immaginare.

In certe zone del mondo non ci sono né psicologi né psichiatri e le persone depresse non sono né ascoltate né “indicizzate” da nessuno.

Pare comunque che benessere e depressione siano in realtà inversamente proporzionali. Più “mancano le cose” peggio si sta a livello psicologico, con buona pace di chi pensa che la società “consumistica” sia diretta responsabile di un fantomatico aumento dei numeri di depressi.

Il problema è che la depressione è stata “scoperta” negli ultimi anni, ma in realtà esiste da sempre.

Direi che la depressione è una malattia davvero trasversale: può colpire chiunque nel mondo, a qualsiasi età e a prescindere dal contesto sociale.

Malinconia Zingaro di Macondo

Esiste sicuramente una “depressione da troppo benessere”, come testimoniano diversi personaggi che “hanno tutto” e sono comunque cadute nel baratro della depressione e, nella mia esperienza di viaggiatore anche in zone remote del pianeta, posso dire che le persone “che hanno poco”, hanno generalmente “meno problemi” di natura psicologica.

Questa per lo meno è una sensazione del tutto personale.

Questo vale quando “il poco” ha un minimo di spessore e dipende anche molto dal clima e dal contesto sociale. Quando le persone “povere” sono inserite in sistemi assistenziali, hanno da mangiare e un tetto sotto la testa, la depressione non ha terreno fertile, ma quando la gente muore di fame, di stenti, e vive 24 ore al giorno nelle discariche urbane, la malattia mentale si fa violentissima fino a portare a suicidi e ad abusi di sostanze stupefacenti orribili, come colle e solventi chimici.

Anche il clima concorre, e non poco: i paesi del nord hanno un tasso di suicidi quasi il doppio rispetto ai paesi del sud.

Non viviamo nella zona più “depressa” del mondo e la relazione tra “benessere” e depressione non è in realtà così definita, ma di certo noi possiamo permetterci di inseguire l’ideale del “less is more”.

Noi occidentali siamo spesso condizionati “dalle cose” e dal possesso materiale e il “volere sempre di più” può avere un impatto piuttosto deleterio sulla nostra psiche.

“Meno è più” e sbarazzarti del futile, sia a livello materiale che a livello mentale, non potrà che farti bene.

Siamo inondati da cose e stati mentali del tutto inutili, al limite tossici per il nostro benessere psicofisico: rendersi conto che non possedere l’ultimo modello di smartphone o non fare carriera in un’azienda di arrivisti non è un male (anzi…) non potrà che allonarti dallo stato di depressione.

Come si manifesta la depressione. I sintomi.

Come detto più sopra, il calo d’umore improvviso rientra nel semplice “disturbo” emotivo, purché compaia sporadicamente.

Può capitare a tutti di sentirsi “tristi” senza motivo, ma finché la frequenza di questi sbalzi sono episodici non c’è da preoccuparsi più di tanto.

Come guarire dalla tristezza Zingaro di Macondo

Quella che viene definita depressione maggiore, invece, è una condizione molto più complessa.

Andiamo per punti:

  • Sensazione di vuoto, di disperazione prolungata nel tempo (giorni)
  • Stanchezza frequente e immotivata
  • Disinteresse nei confronti della vita
  • Disturbi del sonno (insonnia o ipersonnia; dormire troppo o troppo poco)
  • Agitazione o rallentamento psicomotorio
  • Aumento o diminuzione dell’appetito
  • Incapacità di concentrarsi
  • Incapacità di prendere decisioni
  • Scarsissima autostima
  • Senso di colpa
  • Sensazione di inutilità
  • Sensazione di malessere che raggiunge l’acume al mattino. Alla sera si sta generalmente “un po’ meglio”
  • Ridotta capacità di pensare o di concentrarsi, di mantenere l’attenzione e di prendere decisioni
  • Pensieri ricorrenti di morte o di suicidio, che possono andare da un vago senso di morte e desiderio di morire fino all’intenzione di farla finita con una vera e propria pianificazione e tentativi di suicidio
  • Irrascibilità
  • Pensieri rivolti al passato (malinconia) e/o al futuro (pessimismo)

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Anche se sei depresso sarà improbabile che manifesti tutti i sintomi e, soprattutto, non contemporaneamente.

Non esistono studi scientifici che informino su quanti di questi sintomi bisogna avere per definirsi depressi, ma se ne hai più della metà sarebbe bene parlarne con il tuo medico.

Ovviamente più sintomi hai, più dovresti preoccuparti.

Come superare la depressione Zingaro di Macondo

Cosa fare (e cosa non fare) quando si è depressi. Come superare la depressione

La cattiva notizia è che purtroppo dovrai fare (o non fare) esattamente il contrario di ciò che vorresti.

La depressione è subdola; ti vuole costringere in situazioni, ambienti e contesti che sono esattamente quelli che ti danneggiano. E allo stesso modo ti vuole inattivo, quando “dovresti darti una mossa”.

Solo chi ci è passato sa quanto sia difficile “darsi una mossa” e la cosa peggiore che possa fare chi ti sta attorno è proprio farti sentire in colpa perché non lo fai.

Uno degli errori più tragici che si compivano in passato era rimproverare il malato di non fare abbastanza.

Ancora oggi non sono pochi coloro che pensano che sia semplice “darsi una mossa”, che tutto, in fondo, dipenda dalla volontà.

È tipico del depresso non fare niente ma aspettarsi che gli altri facciano qualcosa per lui.

Giulio Cesare Giaccobbe (scrittore e psicologo italiano nato nel 1941)

La lista che segue di cose da fare (e non fare) quando si è depressi è molto difficile da applicare e più avanti cercherò di darti qualche consiglio, basato sulla mia diretta esperienza:

  • Esci
  • Socializza
  • Fa’ attività fisica
  • Mangia sano
  • Dormi in modo regolare
  • Parla direttamente della tua malattia. Non vergognarti
  • Allontanati dai social

Le cause della depressione

Purtroppo la scienza è ancora lontana dall’obietti1vo di sconfiggere la depressione, ma siamo ormai piuttosto certi che le cause si dividano in due macro aree:

  • Predisposizione genetica
  • Esperienze passate (in particolare quelle infantili)

Come superare la depressione Zingaro di Macondo

Molto spesso le due cause si autoalimentano: un episodio sgradevole può scatenare la malattia proprio perchè siamo predisposti geneticamente alla depressione.

A volte l’episodio scatenante, “la scintilla”, è facilmente individuabile (un lutto, la perdita del lavoro ecc.), altre volte, soprattutto per quelli che si radicano nell’infanzia, sono più difficili da capire.

Ad ogni modo solo uno psicologo potrà individuare con esattezza l’episodio (o gli episodi) che hanno scatenato la depressione.

E il primo passo per sconfiggere il nemico è capirlo, indagarlo e analizzarlo fin nei minimi particolari.

Come superare la depressione

Anzitutto rivolgendosi ad uno psicologo.

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Il mestiere dello psicologo è piuttosto particolare: accanto alla formazione universitaria, allo stesso modo vale la “sensibilità” necessaria per affrontare ogni paziente in modo diverso.

Non esiste “lo psicologo perfetto per tutti”, quello in grado di risolvere i problemi di ogni essere umano, al contrario esiste quello che più si adatta in termini di vicinanza spirituale al tuo modo di essere e di sentire.

Forse dovrai cambiare più di uno psicologo prima di trovare quello più adatto alle tue esigenze e alla tua personalità, ma, fidati, l’unica strada da seguire è quella.

E quando finalmente troverai la persona giusta comincerai a percepire la strada in discesa.

Come sono entrato in depressione

Adesso ti racconto la mia personale esperienza, con la speranza di poterti essere d’aiuto.

Oggi ho 45 anni e dai trenta ai quaranta ho sofferto di depressione.

Come sono uscito dalla depressione Zingaro di Macondo

Il lavoro non mi piaceva, la maggior parte dei colleghi non mi piaceva e nulla della mia vita mi dava alcuna soddisfazione.

Guadagnavo abbastanza bene e nel poco tempo libero spendevo soldi per gratificarmi con cose di cui non avevo bisogno. Ero entrato in un ingranaggio diabolico che presto mi portò ad avere attacchi di panico, comportamenti del tutto irrazionali e a dormire troppo.

Dormire era la mia personalissima fuga da una realtà che non mi apparteneva, una realtà burocratica e che ritenevo vuota, stupida Viaggiare per essere felici Zingaro di Macondoe fatta di sola apparenza.

Poi subentrò il senso di colpa: in fondo ero una persona di buona cultura, avevo avuto la fortuna degli studi, erp in buona salute e con un lavoro ben retribuito.

Il senso di colpa è proprio uno dei meccanismi subdoli messi in moto dalla depressione stessa: ti guardi intorno e non vedi nulla di cui lamentarti, per lo meno nulla di tangibile, nulla che si possa vedere e toccare, e così ti senti ancor più “fuori posto”, cominci a vederti come un bambino cappriccioso mai contento di quello che ha.

Spero che a questo punto sia chiaro che la depressione non ha nulla a che fare con la quotidianità tangibile, con i soldi che si guadagnano o con la reputazione di cui eventualmente si gode, ma in realtà ha radici molto più complesse e articolate.

Se è vero che questa malattia è spesso alimentata da eventi o traumi accaduti in passato, è altrettanto vero che questi eventi non sono quasi mai individuabili in modo semplice.

La mia mente surriscaldata. Come superare la depressione

La mia mente era come un motore surriscaldato pronto ad infiammarsi.

Facevo un lavoro di ufficio piuttosto tranquillo, ma quando tornavo a casa ero stanco come un minatore del Sulcis.

Ferdinand Celine amava ripetere che il cervello è il peggior dittatore che c’è: puoi essere libero di andare dove vuoi, persino di dire ciò che vuoi, ma se la mente “sfarfalla” hai una palla al piede molto pesante.

Non uscivo più di casa e quelle poche volte che mettevo il naso fuori ero portato a esagerare, ad estremizzare comportamenti e situazioni: amplificavo le parole degli altri, reagivo in modi spropositati e vivevo su un’altalena emotiva del tutto priva di razionalità.

Solo chi ha passato momenti del genere può capire cosa provavo: autostima sotto le scarpe, atteggiamenti che minavano il mio equilibrio psicofisico e piccoli problemi ingigantiti da un cervello che ripeteva ossessivamente gli stessi pensieri, proprio come un criceto corre su ruota che non porta da nessuna parte.

Come ho superato la depressione

Ho superato la depressione soprattutto grazie al viaggio.

Blog di viaggi italiano Zingaro di Macondo

Ma non è stato sufficiente un fine settimana o una vacanza.

Ormai per me il viaggio rappresenta un vero e proprio modo di vivere, la mia strada e la mia anima più profonda sono tra le pieghe del mondo, e amo ripetere che “non faccio vacanze”, perché la mia vita è il viaggio.

É il modo migliore, anzi il solo, che conosco di spendere i pochi giorni che ho a disposizione su questo meraviglioso pianeta e quando sto fermo in un posto per troppo tempo, ecco che torno a sentire il morso del “cane nero”.

Ho capito che devo fare questo, che sono questo, e ho capito che le difficoltà che una vita di questo tipo comportano non sono nulla di fronte al vuoto di un’esistenza che non sarebbe la mia.

Quando si parla di depressione, purtroppo, non c’è niente di scontato, ma, per fortuna, se ne può uscire.

Anzi, ricorda una cosa: ne devi uscire, semplicemente perché te lo meriti.

Facendosi aiutare e parlandone, l’obiettivo è alla portata di tutti.

zingaro di macondo

Mi ricordo ancora il momento preciso in cui decisi di affrontare il mostro. Era il 20 dicembre 2015 e mi aspettava un lungo periodo di riposo dal lavoro; sarei tornato in ufficio solo il 4 gennaio successivo.

Stavo facendo uno dei miei soliti, interminabili “sonnellini”, e stavo sognando qualcosa di bellissimo: ero in groppa ad un piccolo elefante immerso fino alle spalle in un lago azzurro, la giornata era stupenda e il caldo delle coperte si trasfuse all’interno del sogno facendomi immaginare una bella giornata, una di quelle in cui il sole ti scalda la pelle accarezzandoti allo stesso tempo l’anima.

L’elefante immerse la sua proboscide nelle acque, poi con un movimento sinuoso ed elegante, la ripiegò dietro di sè inondandomi di acqua fresca. Infine si girò e mi fece una specie di sorriso complice che non dimenticherò mai.

Mi svegliai in un bagno di sudore, nervoso frutto dei miei pensieri trasformati in bagno esotico all’interno del sogno.

Decisi di non avere più tempo.

Senza darmi il tempo di pensare comprai un biglietto per Bangkok; pensare per me era una maledizione, qualcosa che mi costringeva a fare cose che in realtà non volevo.

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Comprai il biglietto sola andata, per il ritorno avrei avuto tempo. L’aereo sarebbe partito tra 6 ore e dovevo fare quasi 3 ore di auto per raggiungere Malpensa; mi feci una doccia veloce e preparai una valigia che alla fine assomigliava alla mia povera mente caotica e senza un senso apparente.

In realtà avrei scoperto che non solo la mia mente aveva un senso, ma era da anni che cercava di comunicarmi qualcosa di importante.

Quello fu il viaggio della mia rinascita, un viaggio che, almeno inizialmente affrontai con paura, incertezza e poca determinazione.

Bangkok Zingaro di Macondo

Il 30 dicembre ero nel Laos meridionale sul dorso di un piccolo elefante.

Eravamo immersi in un lago e le calde acque mi arrivavano fino alle ginocchia appoggiate al suo fortissimo torace. Dayla, così si chiamava l’animale, avanzava lento ma inesorabile, emettendo dei piccoli grugniti di felicità. Immerse la proboscide e fece esattamente quanto avevo sognato una decina di giorni prima.

Uscii bagnato di gioia, di una vera gioia che da ormai molti anni non provavo. Chiamai in ufficio dando da mangiare ad una Dayla annerita dalle acque; dissi che avevo bisogno di 6 mesi di aspettativa per motivi di salute.

Quello che successe da quel momento fu qualcosa di assolutamente normale: cominciai a essere felice.

Mi bagnai di sorrisi genuini e di sogni diventati realtà. Cose che tutti noi meritiamo, ma che per qualche strano motivo dimentichiamo tra le pieghe di una vita generalmente spenta e stereotipata.

Questo articolo è frutto dell’esperienza diretta e indiretta dell’autore e non sostituisce in alcun modo il consulto di uno specialista. Se leggendo il mio articolo pensi di essere depresso, per prima cosa confrontati con il tuo medico di base.

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